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PARMALAT TANZI

2008-11-17

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

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CORRIERE della SERA

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2008-11-07

"Ero all'oscuro della grande truffa"

L'ex patron di Collecchio in aula: "Non ho mai pensato che i titoli fossero così diffusi nelle tasche di privati"

Calisto Tanzi in aula (Newpress)

Calisto Tanzi in aula (Newpress)

MILANO - "Non ho mai ideato, non ho mai avuto la consapevolezza di aver architettato la grande truffa ai danni dei risparmiatori. Non ho mai pensato che ci fosse una diffusione così estesa di titoli nelle tasche di privati". È questo uno dei passaggi salienti e finali delle dichiarazioni spontanee rese in aula a Milano dall'ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi, imputato per aggiotaggio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e concorso in falso dei revisori.

AMMESSI FINANZIAMENTI A PARTITI - Rivolgendosi al tribunale, Tanzi ha ammesso finanziamenti a partiti e a uomini politici e ha inoltre parlato di una serie di operazioni e dei rapporti con le banche, in particolare con Bank of America. Per concludere, in sostanza, in riferimento al crac e a quanto messo in luce dalle indagini, di "non aver voluto né ipotizzato, né sospettato che ciò potesse accadere". Nella conclusioni delle sue dichiarazioni spontanee l'ex numero uno dell'azienda di Collecchio ha anche dichiarato di attendere "con doveroso rispetto e sottomissione la sentenza" dei giudici. Il testo scritto delle dichiarazioni è stato depositato al tribunale assieme a una serie di allegati.

"IL MIO TESORO? NON ESISTE" - "Il tesoro di Tanzi non esiste, tutto quello che avevo è stato messo a disposizione di chi doveva essere risarcito" ha inoltre chiarito l'ex patron di Parmalat in aula a Milano. "In questa fase della vita - ha aggiunto - voglio tornare al rispetto di me stesso ed è quanto mi propongo nel fare queste dichiarazioni spontanee nell'assoluto rispetto del vostro ruolo".

AUGURI DI BUON COMPLEANNO - Ai giornalisti che lo attendevano davanti al Palazzo di Giustizia Tanzi non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, ma ha solo ringraziato chi gli faceva gli auguri per il suo 70esimo compleanno, età grazie alla quale, per la legge ex Cirielli, in caso di condanna eviterà il carcere.

17 novembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2008-11-17

Milano, al processo dichiarazioni spontanee dell'imprenditore inquisito

per aggiotaggio, ostacolo agli organi di vigilanza e concorso in falso dei revisori

Crac Parmalat, Tanzi si difende

"Non ho ideato la grande truffa"

Accusa a Bank of America: "Ci poneva solo strumenti di finanza alternativa"

Il difensore: "Banche hanno scaricato rischi nelle tasche di massaie e operai""

Crac Parmalat, Tanzi si difende "Non ho ideato la grande truffa"

Calisto Tanzi

MILANO - "Non ho mai ideato, non ho mai avuto la consapevolezza di aver architettato la grande truffa ai danni dei risparmiatori". E' questo uno dei passaggi chiave delle dichiarazioni spontanee rese in aula a Milano dall'ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi, che ha puntato il dito contro le banche e in particolare contro Bank of America. Per Tanzi l'accusa ha chiesto 13 anni di reclusione per aggiotaggio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e concorso in falso dei revisori.

Tanzi, parlando in tribunale nel giorno del suo settantesimo compleanno, ha ammesso finanziamenti a partiti e a uomini politici e ha inoltre parlato di una serie di operazioni e dei rapporti con le banche, soprattutto con Bank of America. Per concludere, in riferimento al crac e a quanto messo in luce dalle indagini, ha detto di "non aver voluto né ipotizzato, né sospettato che ciò potesse accadere". Poi, riferendosi a Fausto Tonna, suo braccio destro alla Parmalat, si è detto dispiaciuto per "chi ha subito danni dal mio operato"

Calisto Tanzi ha parlato per una ventina di minuti e ha attaccato Bank of America affermando che "ci poneva solo strumenti di finanza alternativa e non faceva finanziamenti diretti". Quanto ai finanziamenti alla politica l'ex patron di Parmalat ha detto: "Certamente c'è stata da parte mia una intensa attività di sostegno agli uomini politici e ai partiti politici sia in Italia che all'estero. Alcuni finanziamenti costituivano una mia esigenza di contributo alle idee, altri un'attività di lobbing e, quindi, rivolte al sostegno della Parmalat".

"Mi ritengo - ha anche aggiunto - per mie condotte dirette o per responsabilità derivanti dal ruolo rivestito moralmente e giuridicamente, responsabile del default della Parmalat e per quanto attiene a questo procedimento, di tutte quelle condotte che riterrete costituenti reato, riferibili alla diffusione di notizie al mercato".

Tanzi ha poi ricordato di aver fornito tutte le informazioni di cui era in possesso all'autorità giudiziaria e ha anche indicato chi effettuava le operazioni di versamento per suo conto. "Da questo mio tentativo di contribuire a far luce - ha aggiunto - è sorta unicamente una imputazione a mio carico per aver finanziato vari politici o partiti politici".

Dopodiché l'ex patron del gruppo agro-alimentare ha voluto sottolineare che "per mia conoscenza, o conoscenza diretta, non esiste alcun uomo politico che possa avere il potere di ridurre un banchiere a divenire il manager e cioè il garante del collocamento di un bond sul mercato senza che l'istituto di credito ne tragga un lucro più che apprezzabile".

"Mai ho immaginato che strumenti finanziari - ha continuato l'ex capo del gruppo di Collecchio - riservati esclusivamente agli operatori specializzati potessero in maniera capillare finire nelle tasche di tanti privati, con una diffusione a mio giudizio imprevedibile e inimmaginabile da chiunque, al di fuori dei soggetti che avevano il potere di negoziare tali titoli".

"Attendo con doveroso rispetto e sottomissione la vostra sentenza", ha detto a conclusione delle sue dichiarazioni spontanee. Il testo scritto delle dichiarazioni di Tanzi è stato depositato al tribunale assieme a una serie di allegati.

Nella sua discussione finale, anche Giampiero Biancolella, uno dei difensori di Tanzi, ha puntato il dito contro Bank of America la quale "ha realizzato una dipendenza finanziaria e amministrativa in Parmalat al punto che nessuno all'interno dell'azienda, nemmeno Fausto Tonna, ci capiva più nulla". Gli istituti di credito, e Bank of America in particolare, ha insistito il difensore "avevano interesse alla propalazione di titoli tossici. La verità è che le banche hanno scaricato i rischi nelle tasche delle massaie e degli operai".

Secondo Biancolella, il default da 14 miliardi di euro con il quale 'ha chiuso i battenti' alla fine del 2004 la vecchia Parmalat "è stato causato dall'emissione di bond e di private placement immessi sul mercato per pagare i debiti soprattutto nel periodo compreso tra il 1998 al 2004". Il legale ha poi puntato il dito contro quelli che ha definito "gli omessi controlli" del mondo finanziario che hanno consentito di "scaricare sul mercato i rischi di insolvenza".

(17 novembre 2008)

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2008-11-07

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2008-11-07

Crack Parmalat, parla Tanzi:

"Non ho mai ideato la grande truffa"

di Giuseppe Oddo

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17 novembre 2008

FORUM

Crac Parmalat: racconta la tua storia

AUDIO

Radio24 / Tanzi sul crac

Radio24 / Tanzi, i politici e i banchieri

La requisitoria del pm Greco su FINANZA&POTERE

Radio24 / Tanzi al Processo Parmalat

Radio24 / Il Pm Fusco ha chiesto 13 anni per Tanzi

Radio24 / Greco nella requisitoria: un brutto film di mafia con la complicità delle banche

Calisto Tanzi punta l'indice contro le banche che sostennero la crescita della Parmalat. "Sono giunto al convincimento – ha dichairato spontaneamente al processo di Milano l'ex patron del gruppo dichiarato insolvente nel dicembre 2003 – che già a decorrere dal 1994-95 chi finanziasse o meglio facesse ottenere finanziamenti alla Parmalat dal mercato potesse avere forti dubbi sulle reali condizioni patrimoniali e finanziarie della società". Il bancarottiere di Collecchio, per il quale l'accusa ha già chiesto la condanna a 13 anni di reclusione, ha attaccato in modo particolare la ex Chase Manhattan Bank, divenuta successivamente JP Morgan Chase, e la Bank of America (BofA). "Chi ha intodotto Parmalat nel mondo dei bond – ha dichiarato Tanzi ai giudici – è stata Chase, in persona del suo responsabile (il banchiere d'affari Federico Imbert, ndr)". La Chase accompagnò l'espansione del gruppo emiliano già a partire dalla sua quotazione in Borsa, avvenuta nel 1990, e dal 1966 smise di erogare a Parmalat "finanziamenti in forma tradizionale". "Il responsabile per l'Italia mi comunicò – ha aggiunto Tanzi – che non si fidava più dei nostri bilanci e che pertanto la banca ci avrebbe finanziato o meglio ci avrebbe fatto avere finanziamenti solo attraverso finanza alternativa, bond, o private placement (collocamenti privati, ndr)".

 

Bank of America, dal canto suo, "ci poneva solo strumenti di finanza alternativa – ha proseguito Tanzi – e non faceva finanziamenti diretti". Contro BofA s'è anche scagliato il difensore di Tanzi, l'avvocato Gianpiero Biancolella, imputando all'istituto di credito Usa di aver "realizzato una dipendenza finanziaria e amministrativa in Parmalat, al punto che nessuno all'interno dell'azienda, nemmeno Fausto Tonna, ci capiva più nulla". Tonna era il braccio destro di Tanzi per la finanza. Del ruolo di BofA nella bancarotta, delle sue responsabilità presunte, s'era già dilungato nella sua recente requisitoria il pubblico ministero Francesco Greco. Ora la banca viene tirata in ballo pesantemente anche dal cavaliere.

Per Biancolella, a dare il colpo di grazia alla Parmalat sarebbero stati soprattutto i prestiti obbligazionari e i collocamenti privati del periodo 1998-2003. Qesti ultimi non figuravano nemmeno in bilancio e furono gestiti da Bank of America sotto forma di Uspp (United State private placement). La più discussa di queste operazioni fu la quotazione in Borsa di Parmalat Brasil: un'operazione di debito camuffata, secondo l'accusa, da aumento di capitale.

Tanzi ha ammesso le sue responsabilità nella bancarotta: "Mi ritengo responsabile del default e di tutte quelle condotte che riterrete costituenti reato, riferibili alla diffusione di notizie al mercato". Ma ha respinto l'accusa di essere stato l'ideatore della grande truffa ai danni dei risparmiatori danneggiati dal crack. Ha ammesso di aver finanziato uomini e partiti politici, in Italia e all'estero. Alcuni di questi finanziamenti "costituivano una mia esigenza di contributo alle idee, altri si concretizzavano in un'attività di lobbing a sostegno della Parmalat". Ed ha proseguito: "Non esiste alcun uomo politico che possa avere il potere di indurre un banchiere a divenire un lead manager, e cioè il garante dei collocamenti sul mercato, senza che l'istituto di credito ne tragga un lucro più che apprezzabile. Ho invece una personale esperienza differente: quella di un banchiere che possa invogliare un imprenditore a finanziare qualcuno".

 

Tanzi, invece, non ha aggiunto nulla sul misterioso viaggio in Equador condotto con la moglie, Anita Chiesi, a cavallo del Natale 2003, poco prima dell'arresto. A chi continua a pensare che quel viaggio lampo fosse in qualche modo riconducibile all'esistenza di una ingente somma di denaro extra-bilancio depositata presso banche sudamericane, Tanzi ha ribattuto negando l'esistenza di qualsiasi tesoro personale. Il cavaliere si sarebbe ritirato in Equador "per riordinare le idee" prima di consegnarsi ai magistrati. "Quello che avevo l'ho messo a disposizione per i risarcimenti. Attendo con doveroso rispetto e sottomissione la vostra sentenza", ha concluso rivolto ai giudici.

 

 

 

 

 

 

 

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